Man Ray nacque a New York nel 1890 da una famiglia di origine ebraiche. Fin da subito manifestò uno spiccato interesse nei confronti del mondo dell’arte nella sua totalità. Si occupò di scultura, pittura, cinematografia, grafia e fotografia.
Fotografare per gioco
La sua passione nacque per caso, decise di comprare una macchinetta fotografica per immortalare le sue stesse opere d’arte. Da scatti nati per puro diletto nacque la sua carriera di fotografo. Iniziò ad essere notato da collezionisti, galleristi ed artisti ,uno tra tutti Marcel Duchamp, il capostipite di uno dei movimenti artisti americani più significati del XX secolo: il dadaismo.
Le prime sperimentazioni
Tra tutte le discipline artistiche sicuramente la fotografia fu quelle che predilesse. Inizialmente la sua tecnica fotografica era molto più tradizionale, legata ai principi della proporzione e del buon gusto. Successivamente, con il suo affermarsi come artista, iniziò a definire un suo stile personale, cominciò a sentirsi libero di sperimentare, abbandonando le tradizionali regole del gusto estetico e della composizione per concentrarsi su una visione più particolare, diretta verso l’esaltazione del dettaglio, rendendolo il protagonista dello scatto.
Uno dei suoi scatti più famosi è Lacrime di vetro 1932 in cui il viso in primo piano diventa sfondo per le vere protagoniste: le lacrime.
La Rayografia
Per rendere i suoi scatti ancora più particolari e insolito brevettò una personale tecnica per impressionare la pellicola fotografica. Anche in questo caso la fatalità fu la sua arma vincete, per pura casualità scoprì che il foglio immerso nel reagente per sviluppare rispondeva alla luce, lasciando delle forme distorte di tutti gli oggetti che erano a contatto con la pellicola ancora impressionabile. L’effetto che ne ottenne fu un’ immagine dai contrasti netti e dalle forme distorte.
Il fotografo del surrealismo
Man Ray divenne attivo sostenitore del dadaismo e fotografo ufficiale del surrealismo, immortalando celebri artisti: James Yoyce, Geltrude Stain, Pablo Picasso, Salvador Dalì e André Breton.
È proprio nel termine surreale che si racchiude l’attività di Man Ray, un’arte piena di contraddizioni, disorientante, scomposta, dissacrante e provocatrice in un’epoca in cui nuovi temi e materiali facevano il loro ingresso in campo artistico.
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